PML Clothing

PML Clothing

Capi comfortabili fatti in Italia in quantità limitata

 

Il 28 dicembre 1895, al numeor 14 di Boulevard des Capucines a Parigi, nel « Salon Indien » del Grand Café, ebbe luogo la prima proiezione cinematografica della storia - "Sortie de l'usine Lumière à Lyon" - dei fratelli Lumière. Gli spettatori scoprono il cinema. Questa invenzione rivoluzionò la fine del secolo, che era già stata segnata dall'invenzione della fotografia nel 1839 da Nicéphore Niepce e Daguerre. L'immagine ha assunto un ruolo predominante, e la stampa dell'epoca temeva addirittura che il cinema avrebbe "ucciso" il teatro e soprattutto la pittura. Questa "Settima Arte", tuttavia, si limitò a completare le arti già stabilite, e divenne un mezzo di espressione essenziale.

Forte di questa eredità, questo mezzo di espressione irriga la moda mentre la sublima. Come la pittura con le sue classificazioni, anche il cinema ha le sue: coesistono lungometraggi, cortometraggi e documentari. Quest'ultimo pretende di mostrare la realtà "senza filtri", un approccio che ci tocca particolarmente perché elimina le superfluità futili. In questo senso, cosa c'è di più eccitante - secondo noi - che combinare documentario e abbigliamento maschile? Gianluca Migliarotti, alias Kiddandy, il regista dei più bei documentari sull'arte sartoriale - I Colori Di Antonio, O'mast o E poi c'è Napoli – rivoluziona la slow fashion creando il suo marchio di abbigliamento, PML. Dopo i pantaloni Bespoke di "Pommella Napoli", Gianluca sta creando un guardaroba maschile più ampia e accessibile, dai cappotti alle giacche, tutto ha un senso.

Siamo onorati - a dir poco - di presentare due overshirts, entrambe disponibili sul sito del marchio, così come una breve intervista a Gianluca.

Diamo un'occhiata.


Prima di presentare la nostra recensione, siamo lieti di svelare un'intervista esclusiva di Gianluca.


Hai diretto diversi capolavori documentari, tra cui I colori di Antonio, O’mast o E poi c'è Napoli. Cosa ti ha spinto a creare il proprio marchio?

Tutto nasce dalla mia esperienza di regista e dalla mia passione per l’abbigliamento di qualità. Il regista deve avere una visione di insieme e una forte capacità immaginativa. Quando giri alcune scene hai già un’idea di come saranno montate, con quale musica, quale emozione vorrai trasmettere allo spettatore; è un processo molto simile quello che avviene per me con il tessuto. Spesso nasce tutto da lì: vedi un tessuto che ti colpisce e lo tocchi, lo guardi e cerchi di immaginare cosa potrebbe venir fuori, magari che non sia il suo utilizzo tipico. Insomma riuscire a restare aperti e creativi, saper giocare. 

In un mondo in cui tutto va velocemente, come hai scelto gli abiti che volevi produrre per PML? 

Con la fretta si possono fare scelte che già sono dentro di te e delle quali sei sicuro, ma se non sono desideri di lunga data non risultano poi molto eccitanti. Diciamo che il mondo commercialmente va molto veloce, ma noi facciamo parte di quei piccoli brand che si prendono il tempo per crescere come gli piace di più, facendo scelte il più possibile sostenibili, facendo ricerca, trovando stock vintage e non. Lo stile viene dalle esperienze, dalle necessità. Quello che produco è quello che utilizzo io stesso e desidero condividere con altri.

Dove sono fatti i vestiti PML, pienamente a Napoli ?

Alcuni prodotti sono fatti a Napoli, altri a Milano e in Sicilia. Ogni capo ha bisogno della sua manodopera specializzata. Tutto made in Italy, questo sì.

Quali sono le tue fonti di ispirazione per PML?

Sono in continua osservazione della vita e del mondo che mi circonda. Ammiro lo stile di molte persone e imparo da tutti. L’osservazione della vita quotidiana e delle sue esigenze è molto importante per me. Ho particolare ammirazione per quelle persone che nel loro quotidiano non possono fare a meno di una certa estetica e aggiungono un capo, un dettaglio, al loro look anche in giornate normali o particolarmente impegnative. L’abbigliamento è un linguaggio e trovo che chi riesce a conservare e curare una certa estetica, senza strafare sia chiaro, comunica al mondo dell’amore, della cura, della bellezza. Insomma, sono le persone le mie fonti di ispirazione.

Qual’è il tuo capo d'abbigliamento preferito nel tuo guardaroba in questo momento?

Non ne ho uno in particolare, dipende dalle giornate, ma ultimamente la mia overshirt in Palazzi flannel    è un must, versatile e comodo, ma anche dressy con il suo verde melange, veramente bella. Ieri ho ritirato l’ultima giacca dal mio sarto e amico Ciro Zizolfi, che con il figlio Andrea confeziona le più belle e vere giacche napoletane ormai da anni, di una qualità incredibile, in un tessuto special selected di Fox; credo possa diventare facilmente il mio must del momento, è una meraviglia.

Infine, i nostri lettori ci ucciderebbero se non ti chiedessimo: hai un progetto in mente o (in produzione) per un nuovo documentario ?

In realtà ci sto già lavorando da tempo, ma con poca continuità. Si tratta di una ricerca nell’estetica Milanese, a pochi nota o comunque non notata perché sobria e non urlata, ma di grandissimo spessore. Un lavoro non facile, ma al quale tengo molto.

Grazie Gianluca !


Per questo articolo abbiamo quindi due overshirts da svelarvi. Uno in flanella di lana verde di Fox Brothers, edizione speciale "Palazzi" e l'altro in una lana di alpaca.

La “Palazzi”

Cominciamo con la prima. La giacca è tagliata regular, con due tasche sul petto e tasche laterali nascoste. La lana è spessa e ci piace tantissmo il collo, lo lasciamo deliberatamente sollevato, non per gimmick ma per abitudine.

Fox Brothers è uno dei nostri produttori di tessuti preferiti. Una camicia, una giacca o un pantalone fatti con una delle loro lane cattura immediatamente la nostra attenzione. Quando abbiamo visto che questa overshirt era fatta con uno dei loro tessuti, siamo stati immediatamente sedotti. 

Al ricevimento non siamo rimasti delusi. Il colore è un bellissimo verde. Il tessuto è un’esclusività per PML da Fox Brothers. Il nome si riferisce ad Alessandro Palazzi, gestore del bar Duke a Londra e cliente di Pomella Napoli. Uno dei suoi pantaloni era stato fatto con questa lana selezionata da Gianluca. Vedendo i pantaloni di Alessandro Palazzi, Douglas Corbeaux, proprietario di Fox Brothers e amico di Gianluca, ha suggerito di realizzare il tessuto in esclusiva per Pomella Napoli e PML. In omaggio ad Alessandro Palazzi, Gianluca l'ha chiamata la flanella "Palazzi".

Perché sì, è una flanella molto bella. Il materiale è morbidissimo in mano e molto comodo da indossare. Per quanto riguarda le due tasche sul petto, sono abbastanza profonde da contenere, telefono portafoglio o le chiavi di casa.

È una overshirt che ricorda molto la CPO, la giacca in lana verde dell'esercito americano. La differenza? Quella di Gianluca è fatta in Italia in una bellissima flanella. Forse quella di PML non ha sopravvissuto alla guerra, ma ci proteggerà dal freddo pur avendo un certo stile.

Se dovessimo trovare uno o due difetti, diremmo che secondo noi è un peccato che non ci siano chiusure per le maniche e che la chiusura del polsino è probabilmente un po' troppo vicina al bordo, rendendo meno pratica la chiusura. Infine, se le tasche nascoste sono molto belle, a volte possono essere meno pratiche da usare, situate un po' troppo indietro. 

In conclusione, questa giacca/overshirt è un must. Il suo colore, la flanella, la sua robustezza e soprattutto il colletto sono davvero un successo. La indossiamo sopra una camicia, sopra un maglione, sotto un cappotto, insomma, è uno dei nostri capi preferiti per quest’inverno.

La OVERSHIRT Alpaga

Questo modello ha le stesse caratteristiche della "Palazzi". Ma questa volta è prodotta in alpaca, un materiale lussuoso che rende questa overshirt molto interessante, dato che questo tipo di tessuto non è così facile da trovare nel Ready-to-Wear. Ci piace particolarmente la morbidezza di questo tessuto e il motivo herringbone. Guardando le nostre foto, uno puo avere l'impressione che si tratti di una specie di tweed o di tessuto Shetland che pizzica o punge. Ma no, è davvero morbida!

E come la Palazzi, l'interno ha dettagli giusti. È semi-foderata con una flanella di cotone della rinimata filature inglese Thomas Mason. Un altro dei nostri filatori preferiti!

Questa giacca è disponibile in quantità limitate, quindi se ti piace, corri sul sito di PML !

 

Per informazione, Marcos fa 1m70, 60kg e ha scelto una taglia S.



Per finire, cosa c'è di meglio che citare le parole di Gianluca:

"La vita è viaggiare, incontrare persone, osservare. Voglio che gli uomini si divertino e si sentano a loro agio nei loro vestiti. Voglio che siano in grado di esprimersi. PML è la mia ricerca di qualcosa fuori dall'ordinario, qualcosa che posso condividere con il mondo. È quello che indosso anch'io. Questo progetto, sia che si tratti di ready-to-wear o di made-to-order, mette la qualità al primo piano. Tutto è prodotto in piccole quantità da tessuti vintage o rari, vecchi stock di bottoni cuciti con cura. Questo è il mio bambino". 

Vi invitiamo a scoprire gli altri capi di questa prima collezione, senza dubbio alcuni di loro diventeranno indispensabili.

 

Cravatta Archivio E. Marinella – Napoli

 
 

Nota: abbiamo chiesto a Marinella di spedirci la cravatta di quest’articolo

In un mondo sempre meno formale, sembra incongruo indossare una cravatta. Col tempo, questo accessorio è diventato gradualmente un emblema di demarcazione tra gli altri. È difficile difendere l'uso della cravatta al lavoro quando tutti i suoi colleghi adottano colletti di camicia aperti - colletti che sono spesso troppo corti e che si piegano verso l'interno - jeans e un blazer extra-slim fit. Pero, una minoranza indossa ancora la cravatta, a volte per obbligo ma soprattutto per scelta. Io faccio parte nella seconda categoria. 

Se non conosci E. Marinella , scoprirai l'essenza della cravatta.

Vediamo di cosa si tratta. 

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Un'italianità napoletana rivendicata

Molto è stato scritto e detto su Napoli - Napule in dialetto napoletano. La città partenopea è un concentrato di arte in costante fermento. Probabilmente a causa del vicino Vesuvio, che sorveglia più che minaccia la città. Coloro che hanno già avuto la possibilità di viaggiare in questa città testimonieranno la sua atmosfera unica. 

A Napoli, gli abitanti non sono Italiani, ma Napoletani in primo luogo. Il dialetto napoletano e l'arte di vivere irrigano le relazioni quotidiane. Napoli è un concentrato di cultura, calcio e di grande maestria sartoriale.

Al 287 di via Riviera Chiaia si annida un negozio più che centenario, una vera istituzione napoletana: E. Marinella. Se il negozio è solo di 20m2, la sua influenza è mondiale. 

La casa offre una selezione di camicie, sciarpe, pochettes, foulards, maglioni, berretti, scarpe e soprattutto cravatte. Una scelta eccezionale. L'azienda è stata fondata il 26 giugno 1914, quando Don Eugenio realizzò la sua visione di un negozio che sarebbe stato uno specchio del più elegante, ispirato agli Inglesi di Savile Row. Se l'abusato termine "sprezzatura" è stato analizzato e frainteso, Eugenio Marinella difende la sobrietà nell'eleganza: "mai indossare una camicia celeste la sera o una cravatta rosso fuoco" sono tra i suoi precetti. 

Grazie ad un articolo della romanziera e giornalista Matilde Serao all'inizio del secolo, la casa Marinella acquistò importanza e suscitò la curiosità del principe Umberto di Savoia, che si recava personalmente nel negozio per vestirsi con cravatte eleganti per le sue uscite mondane. Suo zio, Emmanuelle Filiberto, duca d'Aosta, ci passava interi pomeriggi. 

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Manufattura

Se non abbiamo ancora avuto la possibilità di visitare i laboratori di Marinella, il marchio è presente ogni anno al Bon Marché Rive Gauche durante le vacanze natalizie. Maurizio Marinella viaggia regolarmente di persona, accompagnato da due sarte che fanno cravatte su misura sul posto. È in questa occasione che abbiamo potuto vedere il montaggio di una cravatta Marinella nelle regole dell'arte. Per esempio, la struttura della cravatta - la cucitura che chiude la cravatta sulla sua lunghezza - è assemblata a mano. Questo è l'unico modo per garantire una mano eccezionale e la longevità della cravatta.

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Un pezzo di tessuto della collezione E. Marinella Archivio

La collezione E. La collezione Marinella Archivio è una macchina del tempo. Ti permette di (ri)scoprire i tessuti del passato. L'opportunità di mettere le mani su vero gioielli, tesori che aspettano di essere (ri)scoperti. 

L'archivio raccoglie tessuti prodotti nel Regno Unito dagli anni '30 agli anni '80. Ci sono più di sessanta disegni in oltre di duecento colori nell'archivio, che si aggiungono alla già vasta collezione della casa. 

La collezione dell'archivio è quindi un vero regalo di E. Marinella, un regalo da portare orgogliosamente al collo senza moderazione. 

Per questo review, indosso una cravatta Vintage Marinella realizzata con un tessuto che risale al 1948. La abbino ad una giacca e pantaloni Prologue ed a una camicia Camessi*. La cravatta è di un bel colore bordeaux con medaglioni color crema. Valorizza un outfit senza oscurarlo. 

Gli uomini più illustri del secolo la portano al collo, una vera istituzione. 

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*Reviews da scoprire presto 













 

Maurizio Donadi - Atelier & Repairs, Transnomadica

 
 
Maurizio Donadi  Image coolhunting.com

Maurizio Donadi
Image coolhunting.com

Potresti presentarti?

Mi chiamo Maurizio Donadi da 63 anni. Non ho nulla di speciale da dire su me stesso eccetto questa grande curiosita’ emotiva che mi perseguita da sempre.

Il concetto di Atelier & Repairs e’ che si può costruire un brand senza produrre nulla. E’ giusto? Come si trovano nuovi partners?

Il concetto di A&R e’ filosoficamente giustissimo. In un mondo dominato da un consumismo frenetico dove si produce in eccesso qualsiasi cosa, L’idea di trasformare questo eccesso in qualcosa di nuovo e’ sicuramente intrigante. C’e’ molta creatività e sperimentazione nella trasformazione di oggetti già esistenti, usati o non.

Quando un'idea suscita interesse i partners, qualsiasi essi siano (commerciali, finanziari, ecc) prima o dopo arrivano.

Puoi parlare del tuo nuovo progetto Transnomadica?

Se A&R si base sulla trasformazione di capi usati, il recupero di tessuti inutilizzati e la riduzione dell;’eccesso produttivo, Transnomadica celebra capi di abbigliamento e oggetti nello stato in cui sono stati trovati. La maggior parte li scelgo per la loro patina, vintage o antichi, quasi fossero parte di una esibizione. Questi pezzi (circa 8000) rappresentano 40 anni di viaggi, di idee, di eventi, di colori e tessuti, di ispirazione per il mio lavoro e una certa ossessione per la ricerca.

Stai ancora cercando pezzi di abbigliamento per alimentare il sito?

La ricerca non finisce mai. Sul sito finiscono solo una parte. Il resto e’ disponibile su appuntamento.

Secondo te, qual’e’ il miglior luogo (o paese) per trovare abbigliamento vintage? O e’ su internet?

Dipende da quello che cerchi. Di solito e' l’oggetto che trova te, data l’unicità di ogni ricerca. Ci sono certamente negozi, siti, mercati, collezionisti, ecc che sono fonte incredibile di ricerca per il vintage ma questi luoghi sono “battuti” da tutti. Quello che cerco di solito lo trovo in paesi dove la spazzatura viene scaricata. E non dico altro.

Qual’e’ il capo più insolito su Transnomadica?

Non saprei dire. Di insolito c’e’ un gruppo merceologico che non si trova facilmente ed e’ quello del jeans giapponese, cimosato, usato e usurato dal tempo, non dal lavaggio industriale. Per i cultori del denim, questi jeans rappresentano il nun plus ultra del jeans. Ci sono alcuni negozi nel mondo che ne vendono un po’ ma la mia collezione e’ davvero grande con più’ di 500 pezzi uno diverso dall’altro. Una fonte enorme di inspirazione.

Come pensi che potrebbe evolversi il mercato della seconda mano e del vintage?

Il mercato dell’usato si sta evolvendo in modo esponenziale. E’ un business relativamente nuovo e la sua gestione commerciale e’ ancora tutta da definire. Il classico negozio dell’usato, confusionario, poco curato e a prezzi bassissimi si trasformerà in negozio selezionato, specializzato e curato come una vera e propria boutique. Probabilmente mescolando il vecchio con il nuovo. Esiste gia’ oggi comunque una comunità di negozi vintage (non semplice usato) molto specializzati sia nella parte casual (jeans, militare, ecc) che nella rivendita di capi moda, anche questi selezionati dato che alcuni marchi sono più ricercati di altri. Nel mio archivio, peer esempio, mescolo volentieri capi moda anni 90 con vintage americano degli anni 70 e camiceria italiana.

E’ possibile che tutti i marchi creino un proprio sito di rivendita di vecchi capi?

Possibile, ma non tutti dato che il loro passato e’ a volte molto recente e primo di interesse.

Hai dei pezzi preferiti che non rivenderai?

Certamente. Sono capi con un valore emotivo, non perché rari. Un giacca blue della Sisley degli anni 80 con la quale viaggiai in lungo e largo i Caraibi per 3 anni la lascerò ai miei figli.

Essere italiano in questo business ti ha aiutato?

Il passaporto non ha mai condizionato nella vita. Nel business, cosi come nella vita, non serve essere italiani o americani o giapponesi. Serve essere aperti, sinceri, curiosi, educati, rispettosi, buoni, gentili. E ricordarsi che senza gli altri siamo soli. Nella mia vita ho fatto degli sbagli e mi sono comportato male con alcune persone in certe situazioni. In quelle poche, anzi pochissime, volte mi sono sentito disgustato di me stesso. Un sentimento al quale non voglio più ritornare. Ero giovane e inesperto.

Per concludere, con tutto cio’ che sta succedendo oggi, come pensi che il mercato dell’abbigliamento evolvere nei prossimi anni?

Bella domanda. Impossibile rispondere soprattutto mentre viviamo una profonda crisi di valori, di incertezze finanziarie, di disgusto politico, di confusione rispetto al lavoro, ecc. ecc. che questo virus ha solo accelerato, non creato. Molto sta cambiando, non ritorneremo sicuramente a come eravamo prima. La grande opportunità sta proprio nella possibilità di una rivoluzione culturale che ci porterà ad un mondo migliore se punteremo nella collaborazione, nella creatività, nell’educazione dei popoli, nel limitare l’impatto negativo sugli esseri umani e sul nostro pianeta.

Se lo vorremmo.

Ma io vedo sempre la luce, mai il tunnel.

Levi's Type III Image transnomadica.com

Levi's Type III
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Levi's Type III
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Levis 701 - Made in USA Image transnomadica.com

Levis 701 - Made in USA
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Levis 701 - Made in USA
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Nautical Jacket by Ralph Lauren Image transnomadica.com

Nautical Jacket by Ralph Lauren
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THE BUOY PANT  Image atelierandrepairs.com

THE BUOY PANT
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THE BUOY PANT Image atelierandrepairs.com

THE BUOY PANT
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THE BUOY PANT
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THE HAWAIIAN TUXEDO - Image atelierandrepairs.com

THE HAWAIIAN TUXEDO -
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THE BUOY PANT Image atelierandrepairs.com

THE BUOY PANT
Image atelierandrepairs.com

 

Vanacore Napoli

vanacore napoli

Vanacore Napoli

Camiceria Napolitana

 



[Articolo non sponsorizzato]

«Tutte le strade portano a Roma» dice il celebre proverbio, ma «vedi Napoli, e poi muori». La città partenopea, culla di una civiltà più che millenaria, è oggi il prodotto di fantasmi nel mondo dell’abbigliamento maschile attraverso il mondo.

In questo ultimo decennio, la Francia ha conosciuto una vera «italomania». Certi dettagli di vestiti ripresi da marchi per dargli un’italianità sintetica. Dal «fatto in Italia» passando dal «fatto a mano a Napoli», sono sigilli che invitano al viaggio e che garantiscono la qualità. È facile perdersi nella giungla dei nuovi marchi italiani che pretendono avere un autentico saper-fare di qualità. La giovane camiceria Vanacore Napoli fa parte di quelle aziende case discrete che meritano di uscire da questa giungla.

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Storia di Vanacore Napoli

Vanacore nasce nel 2010 a Portici ai piedi del Vesuvio, grazie alla visione della famiglia Nunziata. La camiceria segue una lunga linea di tradizione sartoriale locale, ma non ha niente da invidiare ai più grandi.

Le camicie proposte sono da filature reputate, tra i quali Monti, Canclini ma anche Albini. Il loro sito internet è abbastanza sommare ma la loro presenza sui social è masterizzata.

L’attenzione ai dettagli fa parte del DNA della casa: le camicie hanno fino a 9 passaggi mani, cioè il momento dove la mano dell’artigiano rimpiazza il tocco della macchina.

Una camicia bianca: la base di una guardaroba maschile

Una camicia bianca: la base di una guardaroba maschile

L’ambizione di questa giovane camiceria è di proporre una linea sia casual che business con tessuto vari, tra i quali la popelina, il lino o ancora il denim.

Al pari della «pasta della Nonna», non si scherza con le tradizioni italiane: Vanacore permette a nuovi giovani clienti di accedere a questo saper-fare cosi prezioso, senza svuotare il portafoglio. La possibilità di un “remote made-to-measure” rafforza l’accessibilità a questo servizio napoletano.

Prima di sezionare, punto per punto la nostra camicia, è importante evocare la storia della tela di essa: il denim.

Foto dell’atelier di produzione di Vanacore

Foto dell’atelier di produzione di Vanacore


Breve storia del denim e del colore indigo

Une tela denim classica

Une tela denim classica

Il denim è una tela di cotone twill che utilizza due fili di colore differente. L’origine nimense – “sergé de Nîmes” – è stata più volte contestata, ma la robustezza di questa tela è ormai leggendaria. Nell’Ottocento, filatori nimensi tentarono di riprodurre una tela in cottone robusta, il “Jeane” – derivata dal nome della sua città di nascita, Genova – ma realizzarono un sergé de Nîmes, costituito da lana e seta.

Indigo. Il colore caratteristico del denim, uno dei più anziani al mondo ancora in produzione. Significa “Indiano” o “proveniente d’India”. I pigmenti vengono infatti dall’India e le prime tracce rimontano a 3300 anni Avanti Cristo. Estratto naturale dell’indigofera tinctoria, l’indigo è ottenuto dopo un processo particolare di fermentazione degli enzimi della pianta nell’acqua – chiamato indoxyl – che passa dal giallo vivo all’indigo blu una volta secco.


Prova della camicia

La pubblicazione in questione

La pubblicazione in questione

Scopro Vanacore grazie ad Instagram. Al seguito di una pubblicazione rappresentando Nicola Radano, fondatore della cravatteria Napoletana Spacca Neapolis – che ho provato poco fa, che portava proprio una camicia denim Vanacore.

vanacore napoli
vanacore napoli



Sono immediatamente affascinato da questo blu profondo della camicia con un collo button-down. Contatto quindi la camiceria, e per 180 € (incluso la spedizione per la Francia), è possibile confezionarmela anche per me grazie al remote made-to-measure. Il sito internet di Vanacore è abbastanza sommare e non rivela la parte sommersa dell’iceberg: la casa napoletana offre un’ampia possibilità di personalizzazione, di tessuti e di stili di camicia.

Il mio ordine è stato molto semplice e fluido, grazie ai consigli di Salvatore Nunziata, uno dei fondatori, che mi ha consigliato sempre con gentilezza ed attenzione.


Ecco le caratteristiche della camicia :

  • Giromanica: la spalla è “a mappina”, la cucitura manuale permette di ottenere questo effetto molto napoletano con vestibilità unica ed inconfondibile.

  • Collo: è un button-down classico generoso con punte a quasi 10 cm. La cucitura manuale del collo dà alla camicia un ricamo preciso e funzionale. Il collo ha un effetto “rollino” assolutamente incredibile.

  • Quarto spalla: la cucita manuale della spalla risolve le tensioni in uno dei punti più critici.

  • Polso: anche questa è fatta a mano con 10 punti al centimetro! Una bellissima finizione.

  • Cannoncino: la ribattitura a mano del cannoncino rappresenta un tocco di grande finezza qualitativa.

  • Asola: interamente ricamate a mano, sono delle piccole opere d’arte!

  • Bottone: il “ricamo a giglio” o “zampa di gallina” è il modo in cui i bottoni sono cuciti, un’operazione fatta a mano. Sono in crosta di madreperla e vanno perfettamente con questo colore indigo.

  • Travetto: è un punto che ferma in modo inequivocabilmente artigianale il felsino della manica. Fatta mano, of course.

  • Mouche: è un piccolo triangolo di tessuto che unisce la parte anteriore della camicia a quelle posteriore. L’applicazione a mano garantisce robustezza in un punto delicato.

  • Tutti questi punti rendono la camicia realmente unica.

vanacore napoli
vanacore napoli

Riguardo al fit della camicia, è molto confortevole e mi permette avere ampio spazio di movimento. È sempre difficile azzeccare le buone misure con la distanza. In effetti, il denim è una tela che si stringe un po’ al lavaggio e Vanacore lo prende in considerazione.

vanacore napoli
vanacore napoli

Conclusione


La camicia denim button-down Vanacore è un pezzo unico di saper-fare Italiano con un’anima napoletana. Questa camicia non resterà molto tempo cosi blu: diventerà più chiara dopo lavaggi successivi, avrà una storia da raccontare, grazie al denim indigo.
A prescindere che il denim sia un tessuto casual, niente vi impedisce di indossare questa camicia con una cravatta – anzi, “sveglierà” il vostro abbigliamento.

Non posso che raccomandare Vanacore a tutti quelli che sognano di acquisire una vera camicia napoletana, “fatta a Napoli”.

vanacore napoli
vanacore napoli
 
 

Valstar Milano

 

Nota : Abbiamo chiesto l’abito al marchio per scrivere un review.

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Vasltar Milano

Valstarino

 
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Nel 1873 il filosofo tedesco Robert Vischer inventò il termine "Einfühlung" nella sua tesi di laurea in estetica. Questo neologismo significa letteralmente "empatia", ma copre anche il sentimento di appartenenza, di "indulgere in un'emozione". Il termine fu reso popolare dal filosofo Theodor Lipps, ammirato da Freud, che descriveva in dettaglio la facoltà di un essere umano di apprezzare qualcosa solo se si proietta davvero con essa. Secondo lui, è imperativo sentire veramente l'oggetto, capire com’è stato plasmato dall'artigiano e il significato che gli conferisce. Il concetto di "Einfühlung" comprende quindi la possibilità per l'essere umano di provare un'emozione interiore e di condividerla con il suo ambiente.

Ad un livello simile, i nostri vestiti dovrebbero renderci felici: se non sentiamo una piccola fiamma quando li indossiamo, finiranno nei meandri dei nostri armadi.

Il mio giubbotto scamosciato “Valstarino” mi fa sentire questo "einfühlung" quando lo indosso.

 

Storia di Valstar

Valstar è nata a Milano nel 1911 e fu popolare tra le più grandi star come l'attore Humphrey Bogart - in particolare nel film Casablanca, in cui indossava un trench del marchio - ed ha avuto un successo quasi immediato.

All'inizio, la produzione di Valstar era dedicata principalmente all'abbigliamento waterproof di alta gamma. La linea guida è sempre stata la stessa: creare il miglior abbigliamento possibile, nei materiali più belli.

Nel 1935 fu lanciata una nuova giacca: il Valstarino. Direttamente ispirata alla mitica giacca A1 dell'esercito americano progettata nel 1927, si differenzia da quest'ultima in particolare per la sua costruzione. Realizzato in pelle molto morbida, velluto o pelle d'agnello, il Valstarino conserva comunque i bottoni sul davanti, le tasche applicate e i polsini. Il colletto e la parte inferiore sono realizzati in maglia di lana.

Il Valstarino fa parte integrante della storia italiana: tanto famoso da essere nominato nel libro "Novantanove icone. Da segno a sogno", al numero 11, come uno dei 99 oggetti iconici italiani; insieme alla Fiat 500, alla Vespa, alla caffettiera Bialetti... Un vero e proprio riconoscimento che spiega senza dubbio il suo successo oggi in Giappone. Nel frattempo, la giacca è stata rivisitata rispetto alla storica versione del 1935, soprattutto per quanto riguarda i colori, il taglio e i materiali. Anche il logo ha subito una rinascita, in quanto si ispira a quello utilizzato per sponsorizzare la nazionale italiana di calcio durante i Mondiali di calcio del 1978.

 

Review

Indossare un Valstarino, si ha subito la sensazione di appartenere a qualcosa di grande. Il giubbino ha il profumo caratteristico del cuoio, fantastico. Estremamente comodo da indossare. Il giubbotto si porta corto, il suo stile è cosi. È quindi meglio provarlo, prima di fare il passo dell'acquisto.

Questa giacca è degna dei più grandi bad boys del cinema Hollywoodiano - McQueen, Brando - ma volevamo allontanarci di quest’etichetta il più possibile. Lo abbino al mio maglione Shetland "Kelly green" Laurence J. Smith, un chino Uniqlo di velluto bianco, un paio di calze color crema e il mio mocassino Alden "color 8 cordovan" 986. Combinazione vincente.

Devo essere onesto, possedere una giacca di questo stile mi ha spaventato all'inizio, proprio per l'immagine che emana. Il Valstarino permette una transizione nello stile: se come me, non sei abituato ad indossare il cuoio, la giacca elimina questa pressione abbastanza velocemente: semplicità è la parola chiave.

Mi piace particolarmente il design e il taglio, che conferisce alla giacca un certo look "militare-urbano". È un vero piacere fare e disfare l'abbottonatura di questa giacca: l'effetto visivo non sarà lo stesso a seconda che la giacca sia completamente aperta, abbottonata al centro o abbottonata due volte. Lo abbino facilmente con jeans; ma anche con un stile sartoriale: pantaloni di flanella, una maglia ed i miei eterni mocassini cordovan.

Che qualità il Valstarino! E come un buon amico su cui puoi contare, non ti deluderà mai. Un giubbotto scamosciato richiede un minimo di attenzione. Ecco i nostri consigli:

  • Impermeabilizzare la giacca con uno spray impermeabilizzante (Saphir Invulner - Medaglia d'oro per esempio)

  • Conservare la giacca su un appendiabiti, preferibilmente al riparo dalla luce diretta per non danneggiare il camoscio.

  • Se la vostra giacca dovesse macchiarsi (che sfortuna!), non fatevi prendere dal panico, questo prodotto miracoloso è la soluzione: il "Super Gommadin" sempre di Saphir Médaille d'Or.

  • Si consiglia inoltre di portarla ad un leather-master, specializzato nei prodotti in cuoio. Infine, dipenderà dalla frequenza con cui si indossa la giacca.

Non è una coincidenza che "star" è in Valstar.

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