Vanacore Napoli
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[Articolo non sponsorizzato]
«Tutte le strade portano a Roma» dice il celebre proverbio, ma «vedi Napoli, e poi muori». La città partenopea, culla di una civiltà più che millenaria, è oggi il prodotto di fantasmi nel mondo dell’abbigliamento maschile attraverso il mondo.
In questo ultimo decennio, la Francia ha conosciuto una vera «italomania». Certi dettagli di vestiti ripresi da marchi per dargli un’italianità sintetica. Dal «fatto in Italia» passando dal «fatto a mano a Napoli», sono sigilli che invitano al viaggio e che garantiscono la qualità. È facile perdersi nella giungla dei nuovi marchi italiani che pretendono avere un autentico saper-fare di qualità. La giovane camiceria Vanacore Napoli fa parte di quelle aziende case discrete che meritano di uscire da questa giungla.
Storia di Vanacore Napoli
Vanacore nasce nel 2010 a Portici ai piedi del Vesuvio, grazie alla visione della famiglia Nunziata. La camiceria segue una lunga linea di tradizione sartoriale locale, ma non ha niente da invidiare ai più grandi.
Le camicie proposte sono da filature reputate, tra i quali Monti, Canclini ma anche Albini. Il loro sito internet è abbastanza sommare ma la loro presenza sui social è masterizzata.
L’attenzione ai dettagli fa parte del DNA della casa: le camicie hanno fino a 9 passaggi mani, cioè il momento dove la mano dell’artigiano rimpiazza il tocco della macchina.
L’ambizione di questa giovane camiceria è di proporre una linea sia casual che business con tessuto vari, tra i quali la popelina, il lino o ancora il denim.
Al pari della «pasta della Nonna», non si scherza con le tradizioni italiane: Vanacore permette a nuovi giovani clienti di accedere a questo saper-fare cosi prezioso, senza svuotare il portafoglio. La possibilità di un “remote made-to-measure” rafforza l’accessibilità a questo servizio napoletano.
Prima di sezionare, punto per punto la nostra camicia, è importante evocare la storia della tela di essa: il denim.
Breve storia del denim e del colore indigo
Il denim è una tela di cotone twill che utilizza due fili di colore differente. L’origine nimense – “sergé de Nîmes” – è stata più volte contestata, ma la robustezza di questa tela è ormai leggendaria. Nell’Ottocento, filatori nimensi tentarono di riprodurre una tela in cottone robusta, il “Jeane” – derivata dal nome della sua città di nascita, Genova – ma realizzarono un sergé de Nîmes, costituito da lana e seta.
Indigo. Il colore caratteristico del denim, uno dei più anziani al mondo ancora in produzione. Significa “Indiano” o “proveniente d’India”. I pigmenti vengono infatti dall’India e le prime tracce rimontano a 3300 anni Avanti Cristo. Estratto naturale dell’indigofera tinctoria, l’indigo è ottenuto dopo un processo particolare di fermentazione degli enzimi della pianta nell’acqua – chiamato indoxyl – che passa dal giallo vivo all’indigo blu una volta secco.
Prova della camicia
Scopro Vanacore grazie ad Instagram. Al seguito di una pubblicazione rappresentando Nicola Radano, fondatore della cravatteria Napoletana Spacca Neapolis – che ho provato poco fa, che portava proprio una camicia denim Vanacore.
Sono immediatamente affascinato da questo blu profondo della camicia con un collo button-down. Contatto quindi la camiceria, e per 180 € (incluso la spedizione per la Francia), è possibile confezionarmela anche per me grazie al remote made-to-measure. Il sito internet di Vanacore è abbastanza sommare e non rivela la parte sommersa dell’iceberg: la casa napoletana offre un’ampia possibilità di personalizzazione, di tessuti e di stili di camicia.
Il mio ordine è stato molto semplice e fluido, grazie ai consigli di Salvatore Nunziata, uno dei fondatori, che mi ha consigliato sempre con gentilezza ed attenzione.
Ecco le caratteristiche della camicia :
Giromanica: la spalla è “a mappina”, la cucitura manuale permette di ottenere questo effetto molto napoletano con vestibilità unica ed inconfondibile.
Collo: è un button-down classico generoso con punte a quasi 10 cm. La cucitura manuale del collo dà alla camicia un ricamo preciso e funzionale. Il collo ha un effetto “rollino” assolutamente incredibile.
Quarto spalla: la cucita manuale della spalla risolve le tensioni in uno dei punti più critici.
Polso: anche questa è fatta a mano con 10 punti al centimetro! Una bellissima finizione.
Cannoncino: la ribattitura a mano del cannoncino rappresenta un tocco di grande finezza qualitativa.
Asola: interamente ricamate a mano, sono delle piccole opere d’arte!
Bottone: il “ricamo a giglio” o “zampa di gallina” è il modo in cui i bottoni sono cuciti, un’operazione fatta a mano. Sono in crosta di madreperla e vanno perfettamente con questo colore indigo.
Travetto: è un punto che ferma in modo inequivocabilmente artigianale il felsino della manica. Fatta mano, of course.
Mouche: è un piccolo triangolo di tessuto che unisce la parte anteriore della camicia a quelle posteriore. L’applicazione a mano garantisce robustezza in un punto delicato.
Tutti questi punti rendono la camicia realmente unica.
Riguardo al fit della camicia, è molto confortevole e mi permette avere ampio spazio di movimento. È sempre difficile azzeccare le buone misure con la distanza. In effetti, il denim è una tela che si stringe un po’ al lavaggio e Vanacore lo prende in considerazione.
Conclusione
La camicia denim button-down Vanacore è un pezzo unico di saper-fare Italiano con un’anima napoletana. Questa camicia non resterà molto tempo cosi blu: diventerà più chiara dopo lavaggi successivi, avrà una storia da raccontare, grazie al denim indigo.
A prescindere che il denim sia un tessuto casual, niente vi impedisce di indossare questa camicia con una cravatta – anzi, “sveglierà” il vostro abbigliamento.
Non posso che raccomandare Vanacore a tutti quelli che sognano di acquisire una vera camicia napoletana, “fatta a Napoli”.