Maurizio Donadi - Atelier & Repairs, Transnomadica
Potresti presentarti?
Mi chiamo Maurizio Donadi da 63 anni. Non ho nulla di speciale da dire su me stesso eccetto questa grande curiosita’ emotiva che mi perseguita da sempre.
Il concetto di Atelier & Repairs e’ che si può costruire un brand senza produrre nulla. E’ giusto? Come si trovano nuovi partners?
Il concetto di A&R e’ filosoficamente giustissimo. In un mondo dominato da un consumismo frenetico dove si produce in eccesso qualsiasi cosa, L’idea di trasformare questo eccesso in qualcosa di nuovo e’ sicuramente intrigante. C’e’ molta creatività e sperimentazione nella trasformazione di oggetti già esistenti, usati o non.
Quando un'idea suscita interesse i partners, qualsiasi essi siano (commerciali, finanziari, ecc) prima o dopo arrivano.
Puoi parlare del tuo nuovo progetto Transnomadica?
Se A&R si base sulla trasformazione di capi usati, il recupero di tessuti inutilizzati e la riduzione dell;’eccesso produttivo, Transnomadica celebra capi di abbigliamento e oggetti nello stato in cui sono stati trovati. La maggior parte li scelgo per la loro patina, vintage o antichi, quasi fossero parte di una esibizione. Questi pezzi (circa 8000) rappresentano 40 anni di viaggi, di idee, di eventi, di colori e tessuti, di ispirazione per il mio lavoro e una certa ossessione per la ricerca.
Stai ancora cercando pezzi di abbigliamento per alimentare il sito?
La ricerca non finisce mai. Sul sito finiscono solo una parte. Il resto e’ disponibile su appuntamento.
Secondo te, qual’e’ il miglior luogo (o paese) per trovare abbigliamento vintage? O e’ su internet?
Dipende da quello che cerchi. Di solito e' l’oggetto che trova te, data l’unicità di ogni ricerca. Ci sono certamente negozi, siti, mercati, collezionisti, ecc che sono fonte incredibile di ricerca per il vintage ma questi luoghi sono “battuti” da tutti. Quello che cerco di solito lo trovo in paesi dove la spazzatura viene scaricata. E non dico altro.
Qual’e’ il capo più insolito su Transnomadica?
Non saprei dire. Di insolito c’e’ un gruppo merceologico che non si trova facilmente ed e’ quello del jeans giapponese, cimosato, usato e usurato dal tempo, non dal lavaggio industriale. Per i cultori del denim, questi jeans rappresentano il nun plus ultra del jeans. Ci sono alcuni negozi nel mondo che ne vendono un po’ ma la mia collezione e’ davvero grande con più’ di 500 pezzi uno diverso dall’altro. Una fonte enorme di inspirazione.
Come pensi che potrebbe evolversi il mercato della seconda mano e del vintage?
Il mercato dell’usato si sta evolvendo in modo esponenziale. E’ un business relativamente nuovo e la sua gestione commerciale e’ ancora tutta da definire. Il classico negozio dell’usato, confusionario, poco curato e a prezzi bassissimi si trasformerà in negozio selezionato, specializzato e curato come una vera e propria boutique. Probabilmente mescolando il vecchio con il nuovo. Esiste gia’ oggi comunque una comunità di negozi vintage (non semplice usato) molto specializzati sia nella parte casual (jeans, militare, ecc) che nella rivendita di capi moda, anche questi selezionati dato che alcuni marchi sono più ricercati di altri. Nel mio archivio, peer esempio, mescolo volentieri capi moda anni 90 con vintage americano degli anni 70 e camiceria italiana.
E’ possibile che tutti i marchi creino un proprio sito di rivendita di vecchi capi?
Possibile, ma non tutti dato che il loro passato e’ a volte molto recente e primo di interesse.
Hai dei pezzi preferiti che non rivenderai?
Certamente. Sono capi con un valore emotivo, non perché rari. Un giacca blue della Sisley degli anni 80 con la quale viaggiai in lungo e largo i Caraibi per 3 anni la lascerò ai miei figli.
Essere italiano in questo business ti ha aiutato?
Il passaporto non ha mai condizionato nella vita. Nel business, cosi come nella vita, non serve essere italiani o americani o giapponesi. Serve essere aperti, sinceri, curiosi, educati, rispettosi, buoni, gentili. E ricordarsi che senza gli altri siamo soli. Nella mia vita ho fatto degli sbagli e mi sono comportato male con alcune persone in certe situazioni. In quelle poche, anzi pochissime, volte mi sono sentito disgustato di me stesso. Un sentimento al quale non voglio più ritornare. Ero giovane e inesperto.
Per concludere, con tutto cio’ che sta succedendo oggi, come pensi che il mercato dell’abbigliamento evolvere nei prossimi anni?
Bella domanda. Impossibile rispondere soprattutto mentre viviamo una profonda crisi di valori, di incertezze finanziarie, di disgusto politico, di confusione rispetto al lavoro, ecc. ecc. che questo virus ha solo accelerato, non creato. Molto sta cambiando, non ritorneremo sicuramente a come eravamo prima. La grande opportunità sta proprio nella possibilità di una rivoluzione culturale che ci porterà ad un mondo migliore se punteremo nella collaborazione, nella creatività, nell’educazione dei popoli, nel limitare l’impatto negativo sugli esseri umani e sul nostro pianeta.
Se lo vorremmo.
Ma io vedo sempre la luce, mai il tunnel.